giovedì 13 maggio 2010

Se la mela diventa un pericolo, tre allergici su 10 temono la frutta

Una proteina crea una somiglianza tra le sostanze più impensate. E così chi è allergico alle betulaceae deve evitare pera, pesca, albicocca; chi alle graminace il melone e l'anguria. Il pericolo è un'irritazione delle mucose della bocca. Una ricerca del Policlinico di Milano rileva che questo fenomeno interessa tre allergici su dieci.

Leverà pure il medico di torno, ma una mela può rappresentare un pericolo per chi soffre di allergie alle betulaceae. Tutta colpa della cross-reattività tra pollini di alcune famiglie e vari alimenti vegetali. La responsabile si chiama profilina, una proteina allergenica che quando si ritrova sia nelle piante sia negli alimenti, crea una sorta di somiglianza tra le sostanze più impensate. E così se la mela può scatenare un attacco allergico in chi non tollera le betulaceae, i pomodori hanno lo stesso effetto con le graminacee e, ancora, carote, cicoria, sedano e finocchio possono causare una reazione per chi soffre al contatto con gli allergeni delle compositae. Il rischio è una sindrome orale allergica: un’irritazione delle labbra e della bocca.

Dal Policlinico di Milano arriva una nuova ricerca che quantofica il fenomeno della cross-reattività. Mario Previdi, responsabile della struttura Allergologia ambientale del policlinico di Milano, ha esaminato un campione di 600 pazienti allergici ai pollini, oltre il 50% è sensibilizzato al polline di betulacee (betulla e ontano) e di corilacee (carpino e nocciolo). “Tra questi - precisa Previdi – un il 31%, + soprattutto donne, risultano anche colpiti dalla 'sindrome orale allergica', un prurito-bruciore avvertito sulla lingua e sul palato mentre si mangia un frutto e mostrano sintomi a carico delle mucose orali, talora con abnorme gonfiore delle labbra". Il fatto è che molte verdure o piante da frutto, per difendersi dagli attacchi che ricevono dal mondo esterno (per esempio l'inquinamento dell'aria) usano proteine che hanno una struttura molto simile ai panallergeni presenti nei pollini degli alberi. “E così, chi sviluppa allergia al polline di betulla o di nocciolo, più facilmente si sensibilizzerà anche alle proteine panallergeniche di certa frutta o verdura”. Va detto, inoltre, che è stato osservato che la reazione nei soggetti allergici a più elementi è molto più forte. E così, se una persona soffre al contatto sia con le betulaceae sia alle compositae può avere effetti molto più seri se mangia alimenti.

Molto spesso quest' allergia si manifesta con le mele, ma anche con frutta col seme grande (pesche, albicocche, ciliege, mandorle), frutta con guscio (noci, nocciole, arachidi) e altri vegetali quali carota e finocchio. Queste proteine sono però termolabili: è sufficiente la cottura perchè non siano più attive. Tra le cross-reattività più frequenti quella tra mela e betulla che si osserva nel 30-70 per cento dei pazienti allergici a pollini di betulla. Ma il soggetto allergico alle betulaceae (betulla e ontano) oltre alla mela deve evitare anche pera, pesca, albicocca, ciliegia, banana, noce, nocciola, finocchio, kiwi, prezzemolo, fragola, lampone, prugna. Per le compositae (artemisia e ambrosia), invece, fare attenzione a sedano, melone, anguria, arachide, camomilla, mela, banana, zucca, cicoria, castagna, carota, peperone, prezzemolo, nocciola, finocchio, anice, mango e girasole.

E le graminace (piante erbacee, con infiorescenze a spiga o a pannocchia)? Stare alla larga da frumento, melone, anguria, kiwi, mandorla, pomodoro, agrumi, pesca, albicocca, ciliegia, prugna. E infine i soggetti allergici alle urticaceae per scongiurare brutte sorprese non devono mangiare gelso, basilico, ortica, melone e ciliegie.

Anche baciare chi ha appena consumato frutta o ortaggi può scatenare una reazione. "Può comparire gonfiore delle labbra, alla bocca ma anche un edema della glottide. A volte – continua l’esperto – l’ingestione di questi alimenti vegetali cross-reattivi può provocare anche manifestazioni cutanee o respiratorie come ad esempio asma bronchiale. Si sono verificati anche casi di choc anafilattico".

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