Era da tanto tempo che non mi commuovevo. Sul serio. Ma questa sera non ce l’ho davvero fatta, questa storia mi ha investito come un treno, ed è uno di quei pochi investimenti che mi sentirei di augurare a tutti.
Rick Hoyt è malato fin dalla nascita. Quando viene al mondo una deprivazione di ossigeno gli causa una paraplegia spastica con paralisi cerebrale, privandolo di una vita normale prima ancora di aver esalato un respiro. Rick Hoyt non può nè camminare nè parlare. Suo padre, Dick Hoyt, e sua madre, Judy Hoyt, non si disperano e cercano in in ogni modo di semplificare l’esistenza del figlio, ma, com’è ovvio, le limitazioni fisiche causano a Rick innumerevoli problemi, spegnendo gradualmente in lui la fiamma della felicità.
Qualcosa sembra però cambiare nel 1977, quando Rick Hoyt va da suo padre e gli chiede di partecipare ad una corsa di beneficienza dedicata ad un giocatore di Lacrosse rimasto paralizzato in seguito ad un incidente. Dick non è un grande corridore -- non è nemmeno allenato fisicamente -, ma accetta comunque di spingere la sedia a rotelle del figlio per le cinque miglia previste dall’evento. Quella sera, prima di addormentarsi, Rick rivela al padre che durante la corsa si è sentito talmente bene da essersi quasi dimenticato del suo handicap.
Da quel momento in poi Dick e Rick Hoyt cominciano a partecipare ad un gran numero di corse e maratone e compiono addirittura un attraversamento degli Stati Uniti in 45 giorni, divenendo noti come il Team Hoyt. La sfida più grande però, è quella dell’Iron Man, la gara di triathlon più difficile che esista, composta da 4 km a nuoto, 180 km in bicicletta e 42 km di corsa. Per affrontarla Dick deve spingere Rick sulla sedia a rotelle, montarlo in tandem sulla bici e trascinarlo su un gommoncino mentre nuota. Ciononostante padre e figlio non demordono e la portano a compimento non una, ma più volte.
Ecco il video che ripercorre i momenti salienti di una di queste imprese:
Spero che ognuno di voi, vedendo questo video, abbia provato delle emozioni simili alle mie. Lo spero perchè io le parole per esprimerle, in questo momento, non le trovo proprio.
In questo momento chi mi vuole trascinare le lacrime fuori dagli occhi è solo la forza dell’inesprimibilità.
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